Nato a Somma Lombardo, in provincia di Varese (IT) ma cresciuto in Calabria dove ha frequentato il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, Joseph Zicchinella è un artista le cui opere sono realizzate con una particolarissima tecnica pittorica che viene denominata “transcollage”, una fusione di pittura e materiali eterogenei inglobati con sottili lastre di plexiglas o applicati su tela con sezioni ed incastri. Un mezzo espressivo che per le sue metodiche di esecuzione si può considerare unico nel suo genere.
I lavori dell’artista sono una ricerca del giusto equilibrio tra tecnica e spirito che è supportata da approfonditi studi e da un solido bagaglio di conoscenze tecniche e culturali unite ad un percorso concettuale che prosegue di pari passo con il farsi dell’opera.
Attivo a partire dalla seconda metà degli anni Novanta a partecipato a mostre personali e collettive in tutte le maggiori città italiane, in Germania, Spagna, Francia, Belgio e nel 2012 alla Broadway Gallery di New York, Zicchinella ha negli anni attirato l’attenzione del pubblico e della critica risultando tra i finalisti di diversi premi d’arte contemporanea nazionali ed internazionali. Nel 2018 la storica galleria milanese Cortina Arte gli ha dedicato una mostra antologica per i vent’anni di carriera e, per l’occasione, ha pubblicato un volume (Joseph Zicchinella-Incontri e Residui, Cortina Arte Editore) inserito all’interno di una prestigiosa collana d’arte che racchiude l’opera dei maggiori artisti italiani e stranieri. Da alcuni anni vive e lavora a Verona dove oltre alla passione per l’arte è titolare dalla cattedra di: Tecniche di Rappresentazione Grafiche, presso l’istituto superiore statale per la Moda della città scaligera.
Nel 2021 la sua opera è stata inserita nella prestigiosa enciclopedia Treccani.
Attraversamenti e residui
Milano 2004
by Vera Maria Carminati
“Nessuno scende due volte nelle acque dello stesso fiume. I lavori di Zicchinella fanno eco all’intuizione di Eraclito: tutto è attraversamento e divenire. È l’uomo? attraversamento di pensiero e di emozione, non è una compiuta unità, ma flusso che si aggroviglia e condensa attorno a residui inattesi. Materia e colore, vibrazione e carne sono preziosi segni di un tempo in fuga e di una coscienza imprevedibile, già altrove quando lascia l’uomo a raccogliere le sue tracce. Frammenti e ritagli di un’identità da ricostruire: ogni volta che una sintesi si compie, nuovi attraversamenti rilanciano la sfida. L’effimero e il composto sono – per condanna essenziale – gettati nel divenire e da esso costituiti. La verità del mondo interiore oscilla così tra il miracolo di una compiutezza fugace e l’ironia del procedimento di costrizione e decostruzione del Trans-Collage. Nel paesaggio dell’anima e nelle geometrie del pensiero un’unità, piccola e residuale, vibra di vita autentica. Ma appena lo sguardo diventa analitico, questa unità rivela tagli, cesure, sovrapposizioni componibili in infiniti altri modi e tracce di altre identità. L’opera d’arte si fa carico del processo: cattura l’attraversamento e sigilla il fluire dinamico dei frammenti in uno spazio di cui non si percepisce conclusione e che, nell’accostamento delle sfumature e dei piani, si dilata oltre i limiti imposti. L’opera si fa carico anche della sintesi: accudisce il residuo, lo sottrae al fluire conferendo una dimensione e uno spessore al pensiero e al sentimento. Un recinto sacrale che circoscrive il luogo in cui il senso accade, come ricostruzione e sintesi soggettiva. Tuttavia, quest’isola è in bilico sul nulla: piccola barca che palpita nel flusso delle cose. Il suo equilibrio è precario perché è sottoposta alla tensione del rinvio. È perfetta in quanto opera, incompiuta in quanto traccia. Tra sociale e soggettivo, l’opera d’arte è un paesaggio di frammenti che la coscienza ordina in una forma. Il massimo del soggettivo e dell’ideale, l’astrazione del pensiero e la profondità ineffabile dell’emozione trovano concretezza. Sono sedimento e iscrizione: l’opera d’arte come oggetto assoluto.
Incontri e residui
Galleria Cortina – Milano 2018
by Francesca Bellola – Milano 2018
Il collage, dalle sue prime forme più mimetiche e satiriche dell’antipropaganda di John Heartfield, fino alla sua emancipazione in quanto vero e proprio mezzo espressivo in epoca dadaista, ritorna oggi trionfante sul palcoscenico dell’arte contemporanea grazie alla nuova vita che artisti come Joseph Zicchinella gli hanno voluto donare.
Il “transcollage” di Zicchinella sembra, appunto, tentare di fondere più linguaggi in uno, di modo da creare qualcosa di inedito in un campo talvolta considerato sin troppo abusato. Da un lato, nei suoi lavori, è infatti evidente una certa delicatezza nella sovrapposizione dissimulata degli elementi, dall’altro, alla sopracitata finezza, viene coniugata la grottesca matericità di un assemblaggio dichiarato. Il tutto viene poi racchiuso in un blocco di plexiglass atto a dare un ruolo concreto ad ogni opera rendendola non più mera decorazione ma oggetto partecipe di una vita che le scorre d’innanzi.
Tra i precursori del collage si annovera George Grosz che, agli inizi del Novecento, eseguì disegni sotto forma di caricatura per riviste satiriche. Come ricorderà nei suoi scritti il maestro tedesco, senza rendersene conto, aveva realizzato un nuovo mezzo espressivo dalle enormi potenzialità che ancora oggi è in auge.
La mostra “Incontri e residui” di Joseph Zicchinella prosegue questo cammino con una visione contemporanea ed inedita. L’artista calabrese, trasferitosi da pochi anni a Verona, ripercorre vent’anni di carriera presentando, in maniera antologica, l’intera produzione caratterizzata dall’intensità della sua arte informale dotata di una freschezza qualitativa quasi palpabile.
Non solo. La sua ricerca pittorica, iniziata prendendo spunto da Mimmo Rotella, si avvale di una solida struttura affidata sia alla scomposizione delle forme che alla spiccata gestualità dei colori accesi, stesi con una notevole carica emotiva. Le emozioni, come ribadisce l’artista, vengono catturate anche in semplici gesti sino ad approdare ad una verità più profonda e universale: l’essenza umana.
Questa fonte d’ispirazione contraddistingue la sua pittura “transcollage” che sperimenta una sovrapposizione di più linguaggi delineati in modo armonioso ed allo stesso tempo assemblati con forza e matericità.
La grande energia che si manifesta nelle sue creazioni è evidente nei soggetti vivaci raffigurati con pennellate gestuali che denotano la spiccata personalità dell’artista. Ecco che si sprigiona una superba cromia delineata in maniera preponderante a partire dal blu, il colore per eccellenza del cielo e del mare.
Nelle elaborazioni dell’autore riaffiorano delle visioni oniriche che non ricorrono a simbologie particolari o ad impronte letterarie. Esse si combinano in immagini dove si percepisce la figurazione, con richiami a forme dilatate avvolte nel plexiglass e dove gli oggetti vivono di luce propria. Dunque non solo una notevole capacità tecnica, quella di Zicchinella, ma una concettualità che si esprime dalla fase preparatoria sino alla gestazione dell’opera costituita da figure e da interventi cromatici ben calibrati. L’autoritratto “Al di fuori del sé” del 1998, dove una macchia rossa al centro della testa sembra rappresentare una ferita o un grosso dolore, dialoga con “Memorie disperse” realizzata nel 2016 e che ritrae i frammenti di memoria sparsi nella nostra mente. Sono immagini suggestive ed intense che rasentano la poesia. una vita che le scorre d’innanzi.
Residualismo
Verona 2016 – Galleria Massella
by Licia Massella
L’artista Joseph Zicchinella ci offre una Nuova Arte, un nuovo concetto dell’Arte che prende spunto dalle umane capacità percettive, elaborate dai processi mnemonici e trasversalmente influenzati dalle emozioni vissute, dal controllo razionale e dallo stato d’animo che caratterizza ogni singolo individuo. In sintesi, ogni incontro, ogni esperienza, più o meno significativa, produce un ricordo un’ immagine che la mente si sforza di trattenere integra e più possibile fedele alla realtà mentre l’anima deforma in base al bagaglio valoriale, emozionale e spirituale di ciascuno. L’uomo artista, apparentemente proiettato verso il futuro, ci trasmette lo stupore nel constatare che i ricordi si sono tradotti in frammenti tangibili, ma è il potere, talvolta inconsapevole, del processo creativo di cui si serve, che gli ha reso tutto ciò possibile. I residui dei ricordi sempre più lontani nella nostra memoria, ma sempre impressi nella nostra anima, dove il presente gode di maggior luce, acquisiscono una loro grammatica formale, ogni ricordo impalpabile lascia dentro di noi un segno una forma. Forme, immagini, visioni si impongono e con la forza del rosso e del giallo bucano il blu profondo dell’inconscio, di una confusa ed offuscata memoria.
Immagini che perdono il senso di un ricordo di un momento vissuto, più o meno intensamente, evocato, ma acquistano realtà a sé stante che si racconta, che manda nuovi messaggi all’autore e all’osservatore.
Messaggi antropici, archetipici che legano l’uomo al suo universale, alla sua identità personale, alla storia.
La tecnica dell’autore è un tutt’ uno con il contenuto e la poetica dell’opera. Forme geometriche, simboliche di uno stato d’animo primordiale emergono da una sovrapposizione di velati e ormai noti “transcollage” così concepiti dall’artista, ove ogni osservatore può penetrare con lo sguardo fino a trovare la corrispondente densità con la sua anima, le sue emozioni. E’ così che l’artista riesce ad instaurare un magico dialogo con l’osservatore che si sente sempre rappresentato.