by Claudia Sbarra, Italian, exclusive for The diagonales
La smania di sperimentare altri pianeti sembra essere contagiosa. Arabi, Cinesi, Americani, tutti in corsa per mettere piede su Marte. È d’obbligo approfittare adesso della posizione favorevole del pianeta rosso rispetto alla terra che avviene ogni due anni. Sette mesi di viaggio, anziché quattro anni, prima di toccare il suolo con i loro mezzi superdotati per le ricerche.
Marte è il pianeta più simile al nostro perché su di esso è presente l’acqua, cosa fondamentale ma non sufficiente a farlo diventare intricante ai miei occhi. Sotto la sua superfice, ricoperta di strati di sabbia, c’è il ghiaccio. Queste enormi quantità di ghiaccio potrebbero essere, dicono gli scienziati, resti di antiche calotte polari.
Le temperature nella primavera sono di circa -120 gradi mentre in estate -14/15 gradi.
Mi chiedo se sotto le croste glaciali ci siano esseri viventi in grado di vivere e di riprodursi. Come noi, magari anche meglio di noi, capaci di pensare, ragionare, progettare, dotati insomma di una qualche materia grigia, di neuroni e sinapsi che scatenano ed elaborano ogni tipo di stimoli traducendoli in ragionamenti complessi. Che so degli ET delle caverne ghiacciate abituati a vivere nel sottosuolo piuttosto che fuori. Civiltà e città sotterranee organizzate al meglio e desiderose magari di non dare neanche nell’occhio. Ma queste sono solo fantasie ed ingenue supposizioni di chi scrive alimentate da una immaginazione galoppante.
Tornando all’aspetto scientifico delle missioni si cercheranno le prove di condizioni abitabili nel passato del pianeta e tracce di vita microbica. Ci si augura altresì, in un futuro non troppo lontano, di inviare lassù anche l’uomo con lo scopo di perlustrare e verificare con i propri occhi se sarà possibile un’eventuale colonizzazione o sfruttamento del suolo. A questo punto si impone una riflessione: ma a chi può venire in mente un soggiorno, breve o lungo che sia, su questo pianeta rosso aspro e dall’aria rarefatta? Queste missioni quali prospettive di miglioramento della qualità della vita di noi terrestri e della salute del nostro pianeta terra potranno apportare?
Noi terrestri siamo abituati alle meraviglie della natura, viviamo circondati per buona parte dall’acqua, intorno a noi la scala cromatica dei colori appaga il nostro occhio e oltre all’azzurro del mare abbiamo il verde dei boschi, dei prati, i fiori… in sostanza chi può essere cosi folle per candidarsi a una missione così punitiva?
Quale opera d’arte potranno ammirare su quel pianeta dal nome bellicoso?
Quali meraviglie potranno visitare o cattedrali, monumenti o teatri, architetture gotiche o rinascimentali?
Dove potranno trovare una Cappella Sistina o degli Scrovegni, ammirare un dipinto di Raffaello o di Leonardo piuttosto che un Degas o un Monet?
I monti, le isole, i fiumi, i laghi, la flora e la fauna nelle più complesse e ricche varietà? Quali prodotti locali commestibili e appetibili potranno trovare lassù? Nessuno. Mi viene uno sconforto profondo solo a pensarci!
Poi mi chiedo ma vuoi che se Marte comincia a suscitare questo interesse è forse perché qualcuno sa già che, tempo una 80tina di anni, la terra sarà invivibile e definitivamente danneggiata e compromessa per potere continuare a viverci e a procreare?
Non faremmo meglio a smettere di distruggerla per iniziare a preservarla seriamente piuttosto che fare programmi di migrazioni su un altro pianeta?
Noi poveri terrestri costretti a soccombere di fronte alla minaccia di noi stessi, ottusi, inetti, tutti protesi a dare fuoco a foreste o a raderle al suolo, a inquinare mari, fiumi, laghi scaricandoci dentro i peggiori liquami delle nostre industrie e dei nostri rifiuti. Non sarebbe più economico e intelligente spendere per investire in energie alternative al petrolio, abbandonare la plastica, dimenticare i pesticidi chimici piuttosto che catapultarci su altri pianeti?
Perché questi paesi ricchi capaci di proporre missioni e programmi così ambiziosi e fortemente dispendiosi non si accontentano di salvare il nostro di pianeta piuttosto che andare a esplorarne un altro spendendo cifre, è il caso di dirlo, astronomiche?
Lassù, nella Via Lattea e oltre, c’è un universo attraente e affascinante ma niente che possa competere con il nostro pianeta azzurro e con le sue meraviglie che sono qui a portata di mano. Tutte quelle stelle, quei pianeti, quelle galassie, quel firmamento d’argento, sono là principalmente per farci sognare e ispirarci. Credetemi è tempo perso, energie e soldi buttati al vento, salvate prima questa Santa Terra quaggiù, che stiamo abitando da milioni di anni, e teniamocela stretta. Dimostriamole un po’ di gratitudine e smettiamo di oltraggiarla e devastarla. Siamo suoi figli non extraterrestri, finiamo di attaccarla e vogliamole bene. Facciamole vedere che dopo tutto questo tempo gli uomini hanno imparato a tollerarsi, ad amarsi, a non farsi più le guerre e che finalmente sappiamo esercitare la mitezza. Dimostriamo alla nostra Madre Terra che dai tempi delle caverne ad oggi noi terrestri non abbiamo più bisogno di difenderci e di lottare per stare al mondo, che siamo consapevoli di essere diversi fuori ma simili dentro e che sappiamo tollerarci e convivere anche se siamo di razze e religioni diverse…
Magari su Marte, su un altro pianeta o in un’altra galassia, sanno già farlo, noi quaggiù ancora non ci siamo riusciti….
Ce la faremo o dovremo forzatamente andare lassù ad impararlo?
Ne varrà davvero la pena?
Claudia Sbarra è nata a Roma dove tuttora vive. Ha conseguito una laurea in Lettere moderne (indirizzo antropologico) e a seguire un diploma di laurea in Riabilitazione motoria. Nel 2017 è stata pubblicata la sua prima opera A BASSA VOCE, nel 2019 IN CONFIDENZA, a breve ne uscirà una terza. Le piace indagare sui dubbi e le fragilità delle persone.
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