La celebrazione del 74* anniversario della Repubblica è stata accompagnata per la prima volta da una manifestazione elettorale.
Si è anteposto il fine di un (possibile) incasso elettorale a quello della celebrazione dell’identità storica nazionale anche da parte di chi, come i cosiddetti sovranisti, avrebbe invece dovuto cogliere l’occasione per esaltare questa ricorrenza.
Incontenibili i cori che dopo un iniziale “ Conte, Conte vaffanculo” (ma non erano i grillini!) diventano: “Libertà, libertà” e “Elezioni subito”.
Per non menzionare poi l’atto irresponsabile per aver disatteso tutte le necessarie precauzioni anti Covid-19, mancando di rispetto non solo agli oltre 33.600 italiani morti ma a tutti quegli italiani che stanno faticosamente tentando di riprendere le loro attività commerciali, artigianali e industriali, gravati dalle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Il fatto è tanto più grave perché la manifestazione è stata caratterizzata dall’ abuso di un simbolo: il Tricolore.
E questo è il punto della mia nota.
La manifestazione era gestita dal centrodestra. Due partiti che fanno parte dell’alleanza – FI e FdI – possono legittimamente usare e osannare il Tricolore che da sempre fa parte del loro simbolo e della loro storia. Coerenza vuol dire dignità e affidabilità, al di là delle specifiche scelte elettorali personali. A volte si trova la coerenza anche in politica.
Per qualunque italiano, di qualunque fede politica, il Tricolore rappresenta con orgoglio la sintesi della nostra identità.
La bandiera va portata nel cuore per essere onorata.
Non si può dire lo stesso per la Lega. E già qui, usando il nome “Lega”, sorge l’equivoco. Quale Lega? La Lega Nord per l’Indipendenza della Padania(comunemente nota con l’abbreviazione Lega Nord)o laLega per Salvini Premier ?
Negli ultimi anni la confusione regnava sapientemente sovrana, non per disorganizzazione dei Dirigenti, ma per precisa strategia di calcolo elettorale. Le Leghe di Salvini oggi non sono più due. La Lega Nord per l’indipendenza della Padania, di cui Salvini è stato segretario dal 2013 è rimasta ora formalmente la Lega di Bossi, quella fondata nel 1991, mentre la Lega per Salvini premier, di cui Salvini era e rimane segretario, è invece quella il cui statuto è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 14 Dicembre 2017.
Il Consiglio federale della Lega Nord del dicembre 2019 ha dato il via libera “all’unanimità” per alzata di mano – assente Bossi (sic)! – al commissariamento. Salvini, che ne era il segretario, ha commissariato sé stesso e avviato il formale trapasso tra la vecchia Lega Nord per l’indipendenza della Padania e la Lega per Salvini Premier, non più “nordista”, ma “nazionale”.
Ma può un partito permettersi un trasformismo a 360 gradi? Il mondo è cambiato e cambia a ritmi vertiginosi e anche i politici sono chiamati a interpretare la realtà cangiante. Ma qui è il punto. I nuovi politici “devono”, ma un partito che rimane sostanzialmente lo stesso non può.
Per segnare una discontinuità con il passato non è sufficiente dimezzarne il nome (da Lega Nord per l’indipendenza della Padania a Lega per Salvini premier), conservare la metà del logo con al centro Alberto da Giussano – che, ironicamente, secondo gli storici non solo non sarebbe stato a capo della Lega Lombarda nella battaglia di Legnano del 1176, ma non sarebbe nemmeno mai esistito – mantenere la figura di presidente a vita con Umberto Bossi (eppure nel programma della Lega c’è l’abolizione dei senatori a vita!) e consentire il doppio tesseramento tra le due Leghe.
Oggi più che mai gli elettori si conquistano anche con messaggi subliminali, come si vorrebbe fare con lo striscione tricolore di oltre 250 mt portato al grido “Italia libera”.
Ma la Lega per Salvini premier non ha mai avuto il Tricolore nel cuore. Anzi, ne fa un uso sfrontatamente mercantilista-elettorale: al popolo del Nord il richiamo è con Alberto da Giussano, agli Italiani a sud del Po, con il Tricolore.
Memorabile rimane l’urlo del Presidente della Lega per Salvini Premier, che era e rimane Umberto Bossi, quando durante la festa della Padania nel 1997 affermò: “Quando vedo il tricolore mi incazzo. Il tricolore lo uso per pulirmi il culo.” Venne condannato per vilipendio al Tricolore.
Oggi il suo Segretario lo ostenta tutti i giorni, quando indossa la mascherina.
Non ci sarebbe da sorprendersi se, con pari capacità da volteggiatore provetto, il partito della Lega per Salvini premier proponesse domani una regolarizzazione degli immigrati irregolari, arruolandoli in una nuova divisione appositamente istituita dell’esercito italiano e permanentemente impegnata…all’estero in attività di peace keeping.
Danilo Battistelli, Italiano, è nato a Gubbio nel 1948. Si è laureato nel 1972 a Siena (cum Laude) in Economia, con una Tesi sull’Unificazione Monetaria Europea.
Ha svolto la sua attività professionale nell’area finanza in Italia, in collegamento costante con Parigi, Bruxelles, Londra e Francoforte. Dopo essere stato Direttore Generale di CC&G SPA, facente parte del Gruppo Borsa Italiana e dal 2007 del London Stock Exchange Group, ha terminato la sua carriera a Francoforte presso la Banca Centrale Europea.
Oggi si dedica al suo hobby principale, il Bridge, a cui ha dedicato anche due libri di successo.