by Danilo Battistelli, exclusive for The diagonales
Il Lockdown ha prodotto effetti collaterali pesanti sulla popolazione.
La giusta scelta di privilegiare la salvaguardia della vita degli individui – e con essa la salute pubblica – ha richiesto però la limitazione di numerose libertà personali.
Due i disagi più significativi:
Uno stato d’ansia nel trascorrere quotidiano delle giornate;
Una recessione globale di una portata mai vista dall’attuale generazione, accompagnata da un pessimismo sul futuro atteso, che amplifica l’ansia quotidiana.
Le precedenti crisi dell’11 Settembre 2001 e quella finanziaria 2007-2009 (iniziata negli USA nel 2006 con la crisi dei mutui subprime), non hanno prodotto gli anticorpi giusti per affrontare la pandemia da Covid-19.
Ognuno di noi ha cercato di vincere l’ansia con gli strumenti a propria disposizione.
Gli appassionati di bridge, privati della socialità inimitabile regalata dal proprio Circolo, hanno scoperto in massa le piattaforme offerte da internet per giocare on-line. Un succedaneo che ha reso tollerabile lo stress da surplace a cui i neuroni sono stati improvvisamente sottoposti.
Un manipolo di altri bridgisti ha colto l’occasione per riprendere lo studio del bridge – da anni abbandonato – essendosi dedicato, in prevalenza, a frequentare il tavolo verde che, senza dubbio, è comunque un ottimo maestro grazie al learning by playing.
Ma c’è stato anche chi ha dedicato del tempo allo studio classico, rileggendo libri di teoria basilare, per porre in ordine conoscenze che negli anni si erano offuscate. Una mezza dozzina di giocatori, non di più, che aveva letto il mio libro “Appunti di un Principiante per Principianti” mi ha piacevolmente intrattenuto con videochiamate tramite WhatsApp chiedendo chiarimenti su specifici punti trattati nel libro. Altri mi hanno sottoposto delle mani in cui si sono sentiti frustrati per non essersi aggiudicati l’asta dichiarativa e per aver lasciato giocare la linea avversaria a cui hanno dovuto cedere un alto punteggio. La loro meraviglia è stata grande quando ho ricordato che una delle aste dichiarative più avvincenti è quella che – in alcune circostanze – si conclude con un contrattoaggiudicato che, scientemente, si sa non verrà rispettato, ma che consente di cedere alla linea avversaria meno punti di quelli che invece si pagherebbero ritirandosi dall’asta competitiva.
Questa strategia ha un nome auto esplicativo. Si chiamano contratti di sacrificio utili.
È simile alla strategia della guerra in cui si decide di limitare i danni in una battaglia che non potrà, stante le forze in campo, mai essere vinta. Ma la guerra prosegue e l’importante è la vittoria finale.
La guerra contro il nemico invisibile combattuta con il lockdown è ancora in corso.
Al momento la battaglia più impegnativa è sconfiggere la recessione e la disoccupazione con la conseguente perdita di lavoro di ogni tipologia, sia esso commerciale, artigianale, industriale o da lavoro dipendente. È tanto più drammatica per la disparità con cui ha colpito i cittadini. Come sempre i più deboli sono quelli che hanno sofferto di più e che meritano quindi un’attenzione prioritaria.
Il governo ha elaborato una miriade di provvedimenti che, in analogia con il bridge, possiamo chiamare contratti di sacrificio utili perché richiedono uno sforzo di tutti i cittadini, compresi le generazioni future, a farsi carico del maggior debito necessario per aiutare chi più ha sofferto i contraccolpi della pandemia.
Le misure messe in atto dal governo sono riassunte nei:
- Decreto Rilancio (convertito nella legge 22 maggio 2020, n. 35 pubblicato sulla G.U. n. 132 del 23 maggio 2020)
- Decreto liquidità (convertito nella Legge 5 giugno 2020 n. 40, pubblicata nella G.U. n. 143 del 06 giugno 2020)
Da una lunga (e paziente) lettura delle due leggi emergono due considerazioni:
La prima, divertente. Il contenuto normativo dei Decreti è pari, se non inferiore, alle centinaia di rinvii a precedenti norme, articoli, commi, etc. e il linguaggio usato è a dir poco esoterico, come quando nel Decreto Rilancio si legge all’art. 58 “Aiuti alle imprese per gli investimenti per le infrastrutture di prova e upscaling”, o all’art. 100 “Avvalimento Comando dei Carabinieri per la tutela del Lavoro” che per una mia svista avevo letto come “Avvilimento Comando…” sobbalzando letteralmente sulla sedia.
La seconda, molto più seria, attiene ad una scelta di politica economica.
Questa scelta circoscrive gli interventi dello Stato per il rafforzamento patrimoniale delle imprese a quelle di medie dimensioni con fatturato “fino a € 50 milioni”(art. 26 comma 1 lettera a) del Decreto Rilancio), mentre il Decreto Liquidità prevede la sola garanzia della SACE dell’80% dell’importo del finanziamento “per imprese con valore del fatturato tra 1,5 miliardi e 5 miliardi di euro o con più di 5000 dipendenti in Italia” (art. 1 comma 2, lettera d, sub 2)
E qui arriviamo ad uno, tra i tanti possibili casi, che meritano di essere analizzati in termini delle scelte di politica economica che soggiacciono ai due Decreti.
Premessa: i Decreti vengono scritti, dietro direttive politiche, dagli esperti e dai tecnici ministeriali.
Gli esperti sono quanto meno dei professori che nelle aule universitarie insegnano nei corsi di economia che un’azienda già fortemente indebitata rispetto al patrimonio netto, con: a) problemi di liquidità, b) un merito di credito già compromesso, come FCA Italy, c) un conseguente rating già al livello più basso dell’ investment grade (BBB-), non dovrebbe ricorrere ancora al credito, anche se garantito, perché il rapporto debito/patrimonio si deteriora ulteriormente. Se la società appartiene ad un gruppo e la casa madre ha liquidità sufficiente, quest’ultima potrebbe/dovrebbe fare un prestito temporaneo alla sua controllata.
FCA Italy è controllata al 100% da Fiat Chrysler Automobiles N.V., società anglo-olandese – che dispone di liquidità sufficiente a questo fine. La richiesta di finanziamento di FCA Italy per 6,3 miliardi ha sollevato polemiche tra i politici e nell’opinione pubblica, soprattutto in considerazione del fatto che FCA Italy è sì una società italiana, ma controllata da una società con sede legale in Olanda e domicilio fiscale nel Regno Unito.
Per un problema temporaneo di liquidità la soluzione ottimale non è un aumento del debito, anche se perseguito con un prestito garantito. La SACE, che è il garante del prestito, garantisce la banca, assumendosi il rischio di sopportare una perdita dell’80% del finanziamento, teoricamente pari nel caso di FCA Italy, a oltre 5 miliardi.
Il prestito garantito da SACE è un contratto di sacrificio utile?
Poiché FCA Italy occupa direttamente e/o indirettamente nel settore automotive centinaia di migliaia di persone, disseminate in circa 200 mila piccole e medie imprese, è imperativo darle sostegno per pagare i dipendenti e i fornitori della filiera italiana.
Il dubbio è se la politica economica del governo impostata con i due Decreti sia quella giusta e, al riguardo, se sia stata scritta in totale indipendenza o con l’ausilio di (come si dice?) una manina invisibile direttamente interessata.
Banca Intesa ha già approvato il finanziamento garantito all’80% da SACE, che sta concludendo l’iter di approvazione del prestito. Sicuramente arriverà, né potrebbe essere altrimenti, perché l’operazione è pienamente conforme alle previsioni del “Decreto Liquidità”.
Il contratto di sacrificio utile per aiutare FCA Italy e comunque tutto l’indotto, dovrebbe però essere l’ingresso temporaneo dello Stato nel capitale come azionista, che il Decreto Liquidità esclude e che il Decreto Rilancio invece prevede, ma soltanto per le imprese di medie dimensioni.
La partecipazione dello stato in FCA Italy è tanto più opportuna tenuto conto che, nella prospettata fusione FCA – PSA, la Francia ha una partecipazione del 14,1% in PSA (che si dimezzerà dopo la fusione). Sappiamo bene che la Francia persegue sempre prioritariamente e con chiarezza i propri interessi nazionali.
Come già messo in evidenza dal Prof. Giavazzi (Corriere della Sera 24 maggio 2020), in caso di mancato rimborso del prestito lo Stato perderebbe circa 5 miliardi, in caso contrario non ci guadagnerebbe niente. Invece una partecipazione azionaria temporanea, pur richiedendo uno sforzo finanziario iniziale maggiore consentirebbe, ove FCA Italy proseguisse la sua attività (come auspicabile), un profitto anche per lo Stato.
E qui il cerchio si chiude dovendo scegliere, come nel bridge, qual è il giusto contratto di sacrificio utile.
Da quanto esposto la mia scelta sarebbe stata in modo inequivocabile per l’ingresso nel capitale.
Io ho imparato molto tempo fa che “when you point one finger at others, four fingers point at you” (quando si punta un dito contro gli altri, quattro dita sono puntate contro di te).
Il dubbio delle mie affermazioni – anche se ho il conforto di saperle allineate con quelle di un economista di spessore e prestigio come il Prof. Giavazzi – mi induce a ricercare costantemente un miglioramento nell’analisi e nell’apprendimento anche in economia che pur seguo da 50 anni e nel bridge a cui mi sono avvicinato con passione una decina d’anni fa.
Oggigiorno non ho la possibilità di frequentare le aule universitarie e probabilmente la mia capacità ricettiva sarebbe limitata.
Mi sovviene però un’idea.
Su il Sole 24 Ore di domenica 7 giugno, Andrea Carobene ha illustrato magnificamente i risultati di una Ricerca di SISSA (Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati, Trieste). Due squadre di ratti sono state mandate al cinema (sic!). I ricercatori hanno potuto osservare che la reazione della corteccia cerebrale (che “è la struttura più avanzata del cervello dove viene effettuato il primo livello di analisi complessa delle informazioni visive che precedentemente sono passate dalla retina al talamo) ha consentito la scoperta di nuove possibili “forme di apprendimento spontaneo, purché si sia sottoposti agli stimoli giusti”.
Chiederò di andare al cinema con i ratti per migliorare il mio apprendimento spontaneo, con grande vantaggio per le mie capacità di poter scegliere, sia in economia sia nel bridge, i migliori contratti di sacrificio utili.
Danilo Battistelli, Italiano, è nato a Gubbio nel 1948. Si è laureato nel 1972 a Siena (cum Laude) in Economia, con una Tesi sull’Unificazione Monetaria Europea e ha conseguito un Master alla Sussex University, UK.
Ha svolto la sua attività professionale nell’area finanza in Italia, in collegamento costante con Parigi, Bruxelles, Londra e Francoforte. Dopo essere stato Direttore Generale di CC&G SPA, facente parte del Gruppo Borsa Italiana e dal 2007 del London Stock Exchange Group, ha terminato la sua carriera a Francoforte presso la Banca Centrale Europea.
Oggi si dedica al suo hobby principale, il Bridge, a cui ha dedicato anche due libri di successo.
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