by Danilo Battistelli, exclusive for The diagonales
Il Prof. Paolo Savona è una grande risorsa nazionale. Un economista di primo livello assoluto. La prestigiosa carriera accademica, gli autorevoli incarichi professionali e le responsabilità assunte più volte come Ministro della Repubblica caratterizzano un uomo scevro da qualunque interferenza intellettuale e politica.
Dal 20 Marzo 2019, all’età di 83 anni, è nominato Presidente della CONSOB. Ascoltarlo è un privilegio che io posso avere soltanto a metà. Infatti mi sono dovuto accontentare di leggere la sua Relazione annuale e ovviamente anche i commenti sui principali quotidiani nazionali.
Per il mio meglio ho trovato sulla stampa e sui media soltanto una “asettica” sintesi dei suoi numerosi messaggi che comunque sottintende un apprezzamento e forse anche una condivisione per quanto illustrato e suggerito in tema di politica economica.
A me sembra che su alcuni passaggi delicati, come quelli di seguito commentati, l’economista “a tutto campo” abbia toccato temi non pertinenti per il Presidente della CONSOB che sono invece più vicini ai compiti del Ministero del Tesoro, sia per i contenuti sia – soprattutto – per il messaggio politico implicito.
Trovo che il Discorso del Presidente della CONSOB, se riletto e meditato, contenga anche un messaggio potenzialmente pericoloso.
Andiamo con ordine.
Con una straornaria capacità di sintesi “Il Discorso” è riassunto efficacemente nelle poche righe della Premessa che mi piace riportare integralmente:
“1. Ripensare all’architettura istituzionale tenendo conto dei mutamenti del quadro di riferimento delle politiche monetarie, delle condizioni finanziarie e delle innovazioni tecnologiche disponibili.
2. L’obiettivo finale: rafforzare il capitale di rischio delle imprese esportatrici, soprattutto medie e piccole, e proteggere tutte le forme di risparmio indirizzandole al sostegno dell’attività reale
3. Azioni da condurre nell’immediato
Sui primi due punti la condivisione è totale.
Quanto alle “Azioni da condurre nell’immediato” si va dalla proposta di “agevolare la formazione di capitale di rischio (per le PMI) in sostituzione dell’indebitamento” – indirizzandovi l’abbondante risparmio delle famiglie italiane con l’incentivo di una temporanea garanzia ad hoc prestata dallo Stato – alla proposta di emettere Titoli di Stato perpetui non rimborsabili (cosiddetti titoli “irredimibili”) con un “tasso d’interesse esonerato fiscalmente”. La misura del tasso d’interesse ipotizzato è “pari al massimo dell’inflazione del 2% che la BCE si è impegnata a non superare”. La sottoscrizione sarebbe su base volontaria e per una quantità non prefissata.
Già i professori Tremonti, Giavazzi, Monti e altri economisti hanno proposto, con sfaccettature diverse, l’emissione di titoli irredimibili. Il Presidente auspica che la solidarietà sociale con cui gli italiani hanno vissuto i due mesi di lockdown – tanto encomiabile quanto onorevolmente difforme dal becero luogo comune che vuole gli abitanti dello Stivale allergici ad ogni forma di rispetto delle regole – possa replicarsi, se chiamati a sottoscrivere massicciamente titoli di Stato non rimborsabili. Al riguardo io nutro punto speranze. Non è scetticismo né disfattismo, ma una previsione basata su dati concreti e recenti.
In occasione del lancio dell’ultima emissione dei BTP Italia nel maggio scorso il Tesoro aveva suonato le corde del sentimento patriottico, sottolineando che la raccolta era destinata a finanziare il potenziamento del nostro sistema sanitario nazionale e l’adeguamento del personale che tanto eroicamente si era speso per combattere il nemico invisibile.
La chiusura dell’asta è stata rappresentata dai media con toni trionfalistici. A ben vedere c’è poco di cui rallegrarsi. Si sono registrati soltanto 383.966 contratti di cui poco più di 276.000 ascrivibili a risparmiatori privati; il restante 28% è entrato nei portafogli dei risparmiatori soltanto per il tramite del private banking. L’importo sottoscritto è stato di circa 14 miliardi (per l’esattezza € 13.997,606 milioni). Un importo desolante se si considera che l’obiettivo (non dichiarato) era pari almeno ai 36 miliardi messi a disposizione dal tanto contestato MES la cui unica condizionalità è la destinazione dei fondi al…sistema sanitario nazionale. Inoltre la raccolta rappresenta un miserrimo 1% dei 1.400 miliardi di liquidità delle famiglie italiane dormiente sui conti correnti.
Gli incentivi individuati per i cittadini risparmiatori per sottoscrivere titoli irredimibili sarebbero due: una cedola esente da ogni imposta e l’allontanamento del rischio del rapporto Debito Pubblico /PIL non sostenibile, con tutte le sue nefaste conseguenze.
Sul primo punto sappiamo bene quale tasso di idiosincrasia il contribuente italiano ha per qualunque forma di tassazione. L’ “esonero fiscale” è un richiamo che muove sentimentiatavici e la prima reazione del risparmiatore potrebbe essere positiva. Ritengo invece che la misura del rendimento del 2% a fronte di un titolo non rimborsabile sia vantaggiosa per l’emittente ma non appetibile per il cittadino risparmiatore.
I motivi sono almeno due.
Il primo è di opportunità: il BTP attualmente con scadenza più lontana – 1° Marzo 2067 cedola 2,8%, vita residua 47 anni, viene scambiato ad un rendimento del 2,2% circa, superiore a quello proposto per un titolo non rimborsabile.
Il secondo motivo è ancora più importante: nessun investitore “cassettista” (colui che tiene il titolo fino alla scadenza, noncurante delle oscillazioni dei prezzi) che rappresenta una grande parte dei risparmiatori privati, sottoscriverebbe un titolo irredimibile perché in caso di vendita potrebbe incorrere in perdite in conto capitale anche pesanti. La platea dei potenziali sottoscrittori si ridurrebbe in modo significativo.
Ecco allora che l’unico vero incentivo sarebbe quello di eliminare un presunto male maggiore.
Quest’ultimo essendo a sua volta declinato in due possibili eventi: a) costi e vincoli che possono “essere imposti al Paese se non si raggiungessero i rapporti di Debito Pubblico/PIL nella misura concordata a livello europeo (leggi l’arrivo della Troika); b) una maggiore imposizione fiscale.
Quindi per il successo della sottoscrizione di titoli irredimibili non resterebbe che confidare nella consapevolezza dei risparmiatori di dover schivare il male peggiore e cioèevitare di concorrere“a determinare decisioni che, ignorando gli effetti di lungo periodo di un maggiore indebitamento pubblico, creerebbero le condizioni per una maggiore imposizione fiscale”.
E qui sta, a mio parere, il pericolo di questa dichiarazione che ritengo fuori tema per il massimo rappresentante della CONSOB. Alcune considerazioni sono di competenza non solo del Tesoro, ma anche della Banca d’Italia che, nella suddivisione delle funzioni tra le due Autorità, persegue il fine della stabilità dei mercati finanziari, laddove la CONSOB è chiamata a vigilare sulla trasparenza e il corretto funzionamento dei mercati.
Vero è che questa dichiarazione non è stata stigmatizzata su nessun quotidiano nazionale. Ma, mi domando, a quale “maggior imposizione fiscale” si fa riferimento?
Dubito che in un’epoca di guerra contro il nemico invisibile, dove la spesa in deficit è sostenuta da tutti gli economisti (o la gran parte), venga presa in considerazione un aggravio generalizzato dell’imposizione fiscale.
L’alternativa residua è una soltanto: una patrimoniale che colpisca i soli cittadini risparmiatori, colpevoli di non aver sottoscritto su base volontaria titoli irredimibili. Un prelievo forzoso sui soli conti correnti (come la conseguente logica vorrebbe)? Immaginando, a titolo puramente esemplificativo un prelievo forzoso del 10% su un deposito in conto corrente, l’onere sarebbe probabilmente inferiore alla perdita in conto capitale che il titolo irredimibile soffrirebbe in caso di insostenibilità del Debito Pubblico. Nessun vantaggio quindi a sottoscrivere titoli irredimibili.
La patrimoniale colpirebbe anche i titoli di stato già in portafoglio? Questi ultimi pur avendo contribuito a finanziare lo Stato avrebbero il demerito di aver concorso all’innalzamento del debito e al deterioramento del fatidico rapporto Debito Pubblico/PIL.
Trovo pericoloso che il Presidente della CONSOB nel suo incontro annuale con il mercato finanziario lasci intravedere l’introduzione di una “patrimoniale” come uno strumento di politica economica – seppure residuale – per curare lo squilibrio tra entrate e spese correnti “se i cittadini italiani non sottoscrivessero questi titoli” (irredimibili).
In una mia ricerca sull’Amministrazione finanziaria dello Stato Pontificio ho trovato una Notificazione (paragonabile ad una Circolare dell’Agenzia delle Entrate) che riporto, per similitudine al tema trattato. È del 12 Maggio 1856 a firma di Pietro Lasagni, Prelato Domestico di S.S. Papa PIO IX che riferendosi ai numerosi contribuenti inadempienti si esprime in questo modo: “per un nuovo tratto di ulteriore condiscendenza viene stabilito che coloro, i quali, …pagheranno spontaneamente l’anzidetta rata, vadino (sic) esenti dalla multa in cui sono incorsi, e tornino a godere dei benefici dai quali in oggi sarebbero decaduti. Procrastinare ancora a piegarsi alla volontà della legge, è un richiamare sopra di sé conseguenze spiacevoli, delle quali i contribuenti non avranno poi ad incolparne che la loro ostinata renitenza”. Ieri come oggi, il rifiuto di una proposta da accettare su base volontaria potrebbe essere seguito da una azione dell’Autorità dalle caratteristiche meno democratiche.
Danilo Battistelli, Italiano, è nato a Gubbio nel 1948. Si è laureato nel 1972 a Siena (cum Laude) in Economia, con una Tesi sull’Unificazione Monetaria Europea e ha conseguito un Master alla Sussex University, UK.
Ha svolto la sua attività professionale nell’area finanza in Italia, in collegamento costante con Parigi, Bruxelles, Londra e Francoforte. Dopo essere stato Direttore Generale di CC&G SPA, facente parte del Gruppo Borsa Italiana e dal 2007 del London Stock Exchange Group, ha terminato la sua carriera a Francoforte presso la Banca Centrale Europea.
Oggi si dedica al suo hobby principale, il Bridge, a cui ha dedicato anche due libri di successo.